I° Intervento in Consiglio Comunale

10 LUGLIO 2007
INDIRIZZI GENERALI DI GOVERNO

Ho ascoltato tutti gli interventi dei precedenti relatori, in quanto voglio pormi in questa sede anche in una posizione consapevole di ascolto.
Li ho apprezzati ciascuno nella propria peculiarità, da quello a carattere generale, a quello più settoriale, a quello più alto da politico navigato, a quello critico, a quello possibilista.
Ho letto anche, penso con sufficiente attenzione, il programma di Governo, trovandolo in alcuni passaggi condivisibile, in altri assai poco sposabile. In linea di massima comunque, seppur nella sua genericità, anche propositivo, e in ciò voglio trovare gli spunti per cominciare a lavorarci sopra.
Molte le proposte che erano già presenti nel programma alla base del precedente mandato che non hanno avuto attuazione, o sono state attuate difformemente alle promesse elettorali, ma su questo non vorrei più soffermarmi, ritengo che, ad oggi, sia necessario tirare la cortina sul lavoro pregresso dell’Amministrazione, del quale abbiamo già detto tanto e che è già stato giudicato in via definitiva dall’elettorato con sufficiente chiarezza e in modo palesemente critico.
A noi adesso sta il compito di andare oltre, di muovere dalle intenzioni contenute nelle dichiarazioni programmatiche e di proseguire verso gli obiettivi prefissati. Ciò andrà fatto con un lavoro concordato fra maggioranza e minoranza, che seppur da punti di vista diversi hanno entrambe il dovere di concorrere al buon andamento della città.
Vorrei che non lavorassimo in questo Consiglio solo animati da spirito demagogico, arroccati sulle classiche posizioni che demarcano gli schieramenti. Per quanto mi riguarda terrò un atteggiamento assai fermo nella misura in cui debba rispondere agli impegni assunti con l’elettorato, ma garantisco estrema apertura al dialogo, disponibilità operativa e propensione all’accordo quando si tratti del perseguimento del bene comune.
Auspico quindi un’opposizione costruttiva, ma affinché l’opposizione possa fare in modo proficuo il proprio lavoro è necessario che la maggioranza ci garantisca alcune condizioni, due prerequisiti: che ci dia la possibilità di lavorare in completa sinergia, e che le risoluzioni per la città e i cittadini non siano sempre e solo a discrezione della maggioranza, ma siano partecipate e condivise.
Molti saranno i temi sui quali si dovrà discutere, da quelli di interesse diffuso, come il traffico, che “a furor di popolo” chiede di essere rivisto, a quelli sui quali la diatriba sarà più profonda, come l’ospedale, a tanti altri che quotidianamente impegneranno questa assise; mi stanno particolarmente a cuore il problema dell’immigrazione e quello ad esso connesso della microcriminalità, inoltre le questini del centro storico, senza dimenticare i temi che mi sono più vicini: la cultura, l’istruzione, la formazione.
In questi ambiti di maggior competenza vorrei essere ancor più propositiva, sarò sempre disposta al confronto con l’Assessore competente affinché si possa lavorare all’unisono per portare avanti quei punti del programma che su questi temi ci accomunano, ovviamente pretendendo la soddisfazione di quelle che saranno le legittime richieste e le esigenze espresse dalla minoranza a tutela della propria parte sociale.
Relativamente alla cultura ritengo che sia fondamentale varare un piano omogeneo di offerta culturale.
Accanto alle iniziative apprezzabili che vanno mantenute, bisogna ripensare infatti alle molteplici manifestazioni, mostre, eventi, associazioni che vivono in città, chiedendoci se tutti questi momenti producono un reale ritorno in termini di immagine culturale e di conseguenza in termini di attrattiva!
Se mi chiedessero se a Pistoia c’è cultura direi sicuramente di sì, se mi chiedessero se Pistoia trasmette cultura, direi certamente di no.
Ritengo che si debba puntare sui grandi eventi che attraggono l’interesse generale e portano turismo. Una mostra del Mantegna vale cento piccole iniziative semi nascoste. Ben vengano le tante iniziative ma non devono essere solo esperienza circoscritte e slegate fra loro, che rischiano di diventare dispersive, poco fruibili dal grande pubblico e soprattutto inutilmente dispendiose.
In quest’ottica bisognerà riesaminare anche gli spazi, specialmente quelli espositivi. Idoneo forse sarebbe creare un polo della cultura intorno alla nuova biblioteca che, visto che ormai c’è e ci è costata tanti soldi, potrebbe diventare uno strumento di ritorno in termini economici, invece che una continua spesa in termini di mantenimento.
Un altro importante bacino attraverso il quale aprire alla cultura è l’Università che deve diventare una realtà in grado di reggersi sulle proprie gambe e dovrà essere finalmente gestita in modo dignitoso e proficuo. Un motore propulsivo dal punto di vista culturale, ma soprattutto una concreta cinghia di trasmissione con il mondo del lavoro e l’economia locale.
I giovani sono infatti il nodo del problema, non si può tralasciare di trovare un modo per aggregarli intorno a interessi culturali, sviluppando in loro una cultura che non deve essere ideologizzata, perché solo una cultura non ideologizzata è una cultura che non va a discapito di se stessa. La cultura si può fare in tanti modi, tante cose possono essere cultura, bisogna vedere come vengono recepite e assimilate.
Solo se riusciamo a garantire una cultura libera produrremo crescita intellettuale, altrimenti creeremo solo nuova ottusità e mediocrità.

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